Gabriele Maquignaz, una vita per l’arte al MIIT di Torino
Da domenica 15 dicembre 2024 una selezione attenta e rigorosa di una prestigiosa collezione internazionale che unisce un centinaio di lavori del Maestro Gabriele Maquignaz sarà esposta nelle sale del Museo MIIT di Torino.
La raccolta, appartenente ad un noto collezionista estero ed acquisita nel corso degli anni, comprende opere del Maestro relative a tutta la sua ricerca sviluppata nel corso dell’ultimo ventennio, in un percorso unico per originalità e intensità espressiva che, dagli esordi degli anni Duemila, ha caratterizzato la sua produzione, tra genialità artistica e spiritualità.
In particolare, l’esposizione si concentrerà sulla serie dei Big Bang, la più recente sperimentazione di Gabriele Maquignaz, presentando quindi una parte significativa dell’importante collezione privata da cui provengono. Dalle sue ormai famosissime Porte dell’Aldilà, scaturite da un taglio codificato e ragionato della tela per permettere all’artista l’attraversamento della dimensione umana verso quella divina, autentici iconici passaggi dell’anima creativa da una fisicità terrena a una immaterialità sacrale, si giunge ora al Big Bang; uno sparo mistico e spirituale che ci interroga in merito alle eterne questioni morali e ancestrali dell’Uomo: la sua provenienza, la propria energia, il suo destino, la drammatica lotta tra la vita e la morte. Creando il Big Bang, sparando sulla tela e facendo esplodere il colore, Gabriele Maquignaz prosegue il suo percorso sperimentale e concettuale unico e profondamente legato all’utopia della salvezza. Dopo aver oltrepassato le ‘Porte’ della conoscenza del bene e del male, dell’esistenza nell’arte, l’artista opera ora in un’altra dimensione, quella da lui raggiunta squarciando il velo che divide l’uomo-artista dallo spirito creatore. Nella serie dei Big Bang il Maestro ritrova e ricrea l’origine del tutto, ne codifica, ancora una volta, come già era avvenuto nel Codice Maquignaz, così ben illustrato nella splendida pubblicazione Skira del 2020, l’evoluzione e la storia, con una coerenza concettuale e ideologica unica, stimolante, innovativa nel mondo del contemporaneo. Per questo, forse, non è azzardato dire, con le parole del grande scienziato Stephen Hawking, che nella relatività non esiste un unico tempo assoluto, ma che ogni singolo individuo ha una propria personale misura del tempo, che dipende da dove si trova e da come si sta muovendo… Gabriele Maquignaz sta esplorando mondi nuovi dell’arte e lo fa con la forza dell’idea, di un concetto perennemente in evoluzione tra la materia e lo spirito, quindi universale ed eterno che anticipa, completa e dà nuova origine a tutto quanto finora espresso.
La mostra presenterà una ventina di Big Bang, tra cui alcuni di grandi dimensioni ed estremamente potenti nella resa cromatica e segnica e sarà anche l’occasione per presentare il nuovo catalogo, edito da Italia Arte, che dà il titolo all’esposizione: Gabriele Maquignaz. Una vita per l’arte, interamente dedicato alla collezione internazionale.
Gabriele Maquignaz è un’artista della Imago Art Gallery di Lugano.
Gabriele Maquignaz. Una vita per l’arte
SEDE ESPOSITIVA: Museo MIIT, corso Cairoli 4 – Torino
DATE MOSTRA: 15-21 dicembre 2024 e 11 gennaio-15 febbraio 2025
A seguire: Permanenza delle opere della Collezione al Museo MIIT
INAUGURAZIONE: domenica 15 dicembre 2024, dalle ore 17.00
ORARI VISITE: dal martedì al sabato 15.30-19.30 – info: 011.8129776 / 334.3135903
Su appuntamento per visite guidate, gruppi, scolaresche
Ufficio stampa – 361ComunicAzione +39 338.4008944 / 347.6581216
BIOGRAFIA
Gabriele Maquignaz nasce ad Aosta nel 1972. Figlio d’arte, fin da bambino manifesta propensione e talento per la manualità creativa, affiancando ben presto agli studi tradizionali anche altri interessi. Impegnato nel sociale e in politica, Gabriele Maquignaz è stato per lunghi anni imprenditore nel settore turistico, ricoprendo ruoli di prestigio come la Presidenza degli albergatori valdostani, ma la passione per l’arte lo accompagna sempre nel corso del suo percorso professionale, fino sfociare in una necessità fisica e spirituale di esprimersi attraverso la pittura e la scultura. Nascono così i primi dipinti fortemente materici, cromatici, realizzati con assemblaggi di oggetti di uso quotidiano inseriti in contesti originalissimi per struttura e idea. Si tratta di pitto-sculture che preludono a una nuova stagione artistica dedicata anche al forgiare e plasmare metalli di ogni genere, creando così sculture monumentali o di piccole dimensioni che trovano, nel confronto uomo-Dio-natura la loro più intensa chiave di lettura. Le cime austere e “spirituali” del Cervino, quasi una preghiera elevata al Creato, all’ombra del quale Maquignaz è nato e cresciuto, non potevano essere avulse dal suo contesto ideale e artistico, ripercorrendo così nella scultura e nella pittura giochi d’infanzia e momenti felici, incontri con animali mitici o inventati e con la bellezza divinizzante della montagna, fino agli abissi senza fondo della disperazione o alla sublimazione dell’anima. La cultura, la tradizione popolare della sua Terra, la ricerca personale intorno alle tematiche della morte e della vita, una vera ossessione per l’artista duramente provato da esperienze personali, diventano elementi essenziali della sua arte, intorno ai quali sperimentare e ricercare prima di tutto l’essenza di sé stesso. L’incontro con François Thévénin, noto scultore di Cannes, segna una svolta decisiva nelle creazioni di Maquignaz. Maestro nel manipolare i materiali, Maquignaz predilige il confronto con il ferro, l’acciaio, il bronzo, il legno, le plastiche, le resine e i colori a olio, che impara a utilizzare con estrema perizia, fino a creare le sue inimitabili Icone sexy Chic, specchio di una società dell’immagine svuotata di spiritualità, o rappresentando il mondo, la natura, la vita attraverso creature scaturite dalla fantasia, dai sogni e dagli incubi, dall’elevazione spirituale e dalle paure terrene più recondite. Il suo percorso artistico lo porta ad affrontare sfide sempre nuove, come la fusione della monumentale scultura bronzea Primitif. L’opera è esposta in modo permanente a 2450 metri di altitudine presso il sito della Motta Chez Gabriel nell’alta Valtourenche, quasi un inno alla sacralità della natura. Fondamentale il confronto, durante le innumerevoli esposizioni, con culture e mercati internazionali diversi. L’artista ha esposto infatti presso gli Istituti Italiani di Cultura di Praga, Copenaghen, Sofia, Colonia, Vienna, Stoccarda, in fiere mondiali come quelle di Miami durante la settimana di Miami Basel o al Art Paris Art Fair, al Grand Palais di Parigi, nell’ambito dell’edizione speciale della rivista Italia Arte, media-partner dell’evento o in contesti artistici museali come la Fondazione AEM di Milano, Villa Gualino , il Museo Regionale di Scienze Naturali, la Biblioteca Nazionale e la Sala delle Colonne del Castello Reale di Torino, il Palais des Congrès di Parigi, il Museo Künstlerforum di Bonn, il Museo Altes Dampfbad di Baden-Baden, la Zhou Brothers Art Center Foundation di Chicago, Palazzo Albrizzi Capello di Venezia, sede della Biennale e poi ancora al Museo MIIT di Torino, al Relais San Maurizio a Santo Stefano Belbo, al Museo Civico Rocca Flea e alla Chiesa di San Francesco a Gualdo Tadino, alla Maison du Val d’Aoste a Parigi e in permanenza al Sermig e al MIIT di Torino, incentrando le sue performance su nuove esplorazioni dello spirito. Queste emozioni diventano l’humus sul quale far crescere idee ataviche e grazie a cui l’artista approfondisce la conoscenza della sua anima, fino a sfociare nelle nuove creazioni e nella realizzazione del Codice Maquignaz, autentico manifesto esistenziale dell’autore. Il Codice Maquignaz esprime al meglio l’intensità dell’opera di Gabriele Maquignaz, vale a dire l’indissolubile rapporto tra corpo e anima, tra fisicità e spiritualità, tra contingente ed eterno, tra vita e morte. Concetti espressi nell’opera dell’artista alla luce della fede cristiana, ma senza retorica e infingimenti, bensì accompagnati da una profonda ricerca personale che si fa, nelle sue opere, universale e improntata a un messaggio ricco di speranza e di eternità. Come continuazione di questo studio Gabriele Maquignaz realizza nella Chiesa di San Francesco a Gualdo Tadino una tela monumentale (3m x 7m) intitolata Il Pianto di Cristo, oggi esposta in modo permanente al Sermig di Torino. L’ultima ricerca del maestro è la definizione del Manifesto Codice Aldilà, di cui Maquignaz è padre fondatore, presentato ad Albissola Marina lo scorso 28 luglio 2018, presso lo storico spazio Pozzo Garitta, davanti a quello che fu l’atelier dell’inventore dello Spazialismo, Lucio Fontana, negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. Per la prima volta nella storia un artista, Gabriele Maquignaz, ha aperto la Porta per l’Aldilà, unendo per sempre le due dimensioni nell’arte e superando definitivamente il concetto stesso dello Spazialismo e di Fontana e dando vita, successivamente, al nuovo ‘Big Bang’ nell’arte che definisce la sua ultima serie, già collezionata a livello internazionale. Nell’ambito della sua ricerca è stato fondato il Centro Studi Movimento Artistico Aldilà, da lui creato, presieduto da Guido Folco.